Anche Gabriele Ceselin – CEO di AQM tra i relatori del primo Italian-Russian Aluminium Forum
Si è svolto il 24 e 25 giugno u.s. il primo Aluminium Forum Italia-Russia, dove i due paesi leader nel settore, rispettivamente nelle trasformazioni (e applicazioni) e nella produzione di alluminio, si sono confrontati per discutere di sinergie future e del ruolo strategico che il metallo leggero e sue leghe avranno nei prossimi anni.
Il Forum, organizzato da Metef, la fiera dedicata all’alluminio, e dall’Associazione Alluminio Russa, ha visto i rappresentanti delle associazioni di categoria, imprenditori, tecnici, progettisti dei due paesi discutere per far emergere il ruolo del metallo leggero come protagonista nello sviluppo sostenibile e nei diversi segmenti di applicazione – dall’auto agli imballaggi – con focus negli impieghi architettonici e nelle costruzioni.
L’evento ha visto la partecipazione di oltre 150 professionisti del settore dell’alluminio e delle industrie collegate e ha suscitato un interessante scambio di opinioni per rafforzare il ruolo dell’alluminio come elemento fondamentare nell’economia verde e circolare e ha sottolineato le enormi prospettive di sinergia tra i sistemi di alluminio italiani e russi.
“L’alluminio, oggi, è considerato il materiale del futuro. Versatile per le sue caratteristiche, leggero e resistente, semplice da lavorare e infinitamente riciclabile, questo metallo vedrà nei prossimi anni un uso sempre maggiore: se oggi, infatti, la richiesta mondiale di alluminio grezzo è di 100 milioni di tonnellate, nel 2050 dovrebbe crescere dal 50 all’80%. La Russia è tra i principali produttori mondiali di alluminio primario a bassa impronta di carbonio e l’Italia (come tutta l’UE) ha necessità di importare il metallo primario per alimentare le industrie a valle che trasformano e lavorano l’alluminio utilizzato nei segmenti più svariati. Il nostro paese, infatti, ha circa 500 aziende di produzione e trasformazione di alluminio che danno lavoro a 15.600 addetti per un fatturato superiore ai 9 miliardi di euro (2020). Anche dal punto di vista del consumo pro capite l’Italia rappresenta un mercato maturo con 32 kg di alluminio pro capite all’anno perché leader nelle trasformazioni sotto forma di laminati, estrusi, getti da fonderia e pressocolati e nelle successive lavorazioni a valle” spiega Mario Conserva, presidente Metef, che aggiunge: “Entrambi i paesi, inoltre, hanno come obiettivo primario quello della sostenibilità: la Russia punta ad arrivare a NET 0 entro il 2050 nella produzione di alluminio primario, l’Italia è storicamente all’avanguardia nelle produzione di alluminio da riciclo ed è leader in Europa nel riciclo degli imballaggi in alluminio”.
Al Forum ha partecipato anche Gabriele Ceselin, CEO e GM di AQM, con la memoria “Preparing human capital for the aluminium industry 4.0” attraverso la quale è stata raccontata l’esperienza del master tecnico di HPDC School -Scuola di Pressocolata, come modello formativo per le competenze.
La Scuola di Pressocolata, la cui 5a edizione sta volgendo al termine, è un’iniziativa in partnership realizzata dagli enti del territorio bresciano preposti allo sviluppo della competitività dei prodotti e processi industriali ed al trasferimento tecnologico, ovvero AQM srl e CSMT Gestione Scarl, consapevoli che il capitale umano è il “trasformatore” finale degli asset materiali ed immateriali in valore per l’impresa e il cliente finale.
HPDC School, avviata nel 2015 è nata proprio per aiutare le imprese del settore della pressocolata a gestire la complessità dei mercati, la scarsità di risorse umane adeguatamente formate e la contratta disponibilità di tecnologi storici delle aziende adeguatamente motivati al trasferimento dell’esperienza lavorativa.
Il modello formativo si è reso possibile grazie a relazioni strette con le imprese per raccogliere le manifestazioni dei loro bisogni, l’accesso ad un centro fusorio per le dimostrazioni pratiche, la forte esperienza di AQM nella progettazione e pianificazione di percorsi di formazione tecnici per le imprese e un approccio alla formazione di tipo “operativo”, non accademico, ma tecnicamente/scientificamente corretto e pervaso da “esperienze applicative” aggiornate.
La disponibilità di docenti accademici e professionisti con lunga e consolidata esperienza operativa nell’industria di riferimento, la creazione di un comitato tecnico scientifico composto da esperti del settore, docenti professionisti, professori universitari, focalizzatisi nella progettazione, sviluppo, monitoraggio e miglioramento del master ed il determinante coinvolgimento di imprese specializzate in tecnologie, attrezzature e soluzioni specifiche dell’industria HPDC, hanno reso possibile la realizzazione del Master per formare figure professionali certificate che possano mantenere standard qualitativi e sostenere l’innovazione per gestire la «fabbrica» in modo integrato, tra esigenze tecnico-produttive, contesto normativo, sostenibilità e nuovi stimoli in chiave Industry 4.0.
HPDC School costituisce un nuovo modello di formazione per le imprese volto a colmare il vuoto dei percorsi scolastici tecnici superiori ed universitari. Esso è: focalizzato, specialistico, avanzato, aggiornato, breve e intenso, inclusivo delle tecnologie 4.0 e delle soft skill.
L’obiettivo della Scuola è preparare i nuovi professionisti per il mondo delle fonderie HPDC, (produttori e utilizzatori di getti pressocolati) con competenze aggiornate, approfondite, rapidamente applicabili nel settore industriale.
Tre sono le figure professionali certificate da un ente terzo al termine del percorso didattico: HPDC TECHNOLOGIST (tecnologo di industrializzazione del processo), HPDC PROJECT MANAGER (tecnologo d’industrializzazione del prodotto), HPDC PRODUCTION MANAGER (responsabile della produzione di un’azienda di pressocolata).
La prossima edizione del Master (402 ore di corso in 12 moduli tematici, ovvero 66 giornate di lezione – tra venerdì e sabato) è pianificata per la primavera del 2022.